Si cambia

2 Ottobre 2011 1 di Caterina

Dal diario di bordo di Aña y Eva Laerticos.
Terzo giorno.
______________

Oggi si cambia.
Si cambia città:
dall’islamica ed isabellina Granada, passerò a Siviglia, regina sensuale del flamenco.
Si cambia compagnia:
lascerò la solitudine per abbracciare il Laerticos Major e la Heladora Loca.

Non si cambia, invece:
la voglia che ho di sorridere quando vedo il cielo blu intenso, la passione che ho per il semplice pane con l’olio e la spremuta d’arancia, la fitta al cuore che non posso più tacermi.

E venne il giorno della cistite.
Non poteva mancare. Fa parte dei miei viaggi.
Le migliori cistiti le ho vissute: a Marsiglia, ricordo un caldo irritante e un viaggio in macchina stancante; a New York, a meno quattordici gradi, sulle Torri Gemelle.

(e qui parte la scena di Anna Eva con i suoi nipotini, nel 2058: “Eh sì, bimbi, la nonna ci salì sulle Twin Towers, ma passò tutto il tempo della visita nel bagno a fare la pipì”) (no, forse ai nipotini mentirò, mi vergogno)

La mattina la comincio inveendo contro il mio corpo: oggi infatti è il giorno deputato allo spostamento tra Granada e Siviglia, non avrò una stanza da albergo e starò per ore pericolosamente distante dai cessi.
E poi è domenica e quindi le farmacie aperte bisogna cercarsele sul disco orario di quelle chiuse, capirci qualcosa, recarsi al posto giusto, dove finalmente posso mimare in pace la cistite.
Velo pietoso.

Sull’autobus per la stazione, osservo lo splendido viale principale di Granada che, di domenica e in più intorno all’ora di pranzo, è vuoto. Si scorre facilmente. Fino a che… fermi tutti. Macchine aperte con conducenti che fumano seduti sui cofani delle macchine. Sono sereni e divertiti (Roma mia, come sei lontana). L’autista dell’autobus apre le porte e ci invita a scendere. Anche lei si diverte. Io le chiedo quanto dista la stazione. “Poco, ragazza, ma vai a piedi che ora c’è la processione del santo”. Scendo e un intensissimo odore di incenso mi entra violento nelle narici.
Bleah, a me sa di morto.
Mi nascondo dietro un taxi ed inalo sano smog per confondere il tanfo acre di funerale.
Poi guardo meglio: in mezzo al boulevard c’è un sacco di gente. Spicca in alto una statua di un santo ricoperto d’oro, broccati porpora e nero, trasuda barocco e Spagna, folklore e superstizione. Dietro 4-5 preti vestiti da cerimonia aspergono i poveracci che li seguono, gli scouts e la gente che urla. Ma il meglio del meglio dell’improvviso medioevo è rappresentato dagli uomini che stanno sotto la struttura che regge il santo, divisi in due file, piegati dal peso della statua (ma poi che santo è? Mica l’ho capito): sono tutti vestiti di nero. Tutti uguali. Sembra la versione estiva del ku klu klan, senza cappuccio.

Ok, andiamo a prendere il treno. Che è bellissimo, nuovissimo. E lentissimo. Va ad una media di 130 km/h. Il mio SH150 sul raccordo e sulla Colombo lo spingo fino a 110. Il paesaggio (ed il fatto d’essere in vacanza) mi fanno apprezzare la lentezza di queste ore passate ad ammirare colli interamente coperti di ulivi. Ulivi. Solo ulivi. Sempre ulivi. Ogni tanto, una casetta bianca di qualche agricoltore. Qui Sergio Leone ha girato i suoi ‘spaghetti western’. Cerco Clint o Eli Wallach, ma non c’è traccia di essere umano in Andalusia, alle 14.

Per la cronaca, è 2 ottobre, e a Siviglia fanno 36 gradi.
Consumerò, durante la mia prima passeggiata in questa città che sin da subito mi appare meravigliosa e che sembra la Palermo spagnola (orrendo, Anna Eva, il paragone Andalusia-Sicilia è facile e non ti fa onore), un quantitativo di bottigliette d’acqua da inquinare tutto lo stretto di Gibilterra.

Tutti bravi a dire ‘con la cistite bevi tantissimo’.
Tutti bravi a dire (soprattutto i tg estivi) ‘con il caldo bisogna bere tantissimo’.
Sono 6 ore che sto qui ed ho già battezzato i bagni di tutta Siviglia.
Anna Eva Laertici