Elogio della lagnanza

Elogio della lagnanza

27 Giugno 2024 2 di Caterina

Mi è capitato di avere un problema.
Non eccessivamente serio, non una tragedia, ma – insomma – uno di quegli eventi che avrei preferito non vivere.

Avrei voluto lamentarmene.
Nessuno escluso – l’amico, il parente, gli sconosciuti o i congiunti di vario genere – ecco, chiunque ha sentito la necessità di darmi consigli, pareri e valutazioni su ciò che ho fatto/detto o avrei dovuto fare/dire.

Ma io avrei solo voluto lamentarmene.
Avrei voluto delle orecchie che ascoltassero le mie lagne.
Al massimo, due braccia che mi avvolgessero.

E invece Caterina, perché non hai fatto/detto questo – perché non fai/dici quest’altro da chi ha meno elementi di me, meno conoscenza dei fatti e delle persone coinvolte, meno esperienza e, soprattutto, meno competenza sull’argomento.

E io che avrei voluto solo lamentarmene.
Avrei voluto scrivere pagine e pagine di cahiers de doléances, avrei voluto inviare anonime segnalazioni di whistleblowing a destra e manca, avrei voluto una spalla su cui appoggiare la mia guancia e sospirare sul collo del/la generos* malcapitat*.

Caterina, ti offro una brillante soluzione alla quale tu senz’altro non avrai pensato ma non comprensione, non empatia, non solidarietà, perché mostrarti la mia intelligenza conta più dei sentimenti.

Io sono uscita con un paio di amiche che di tutto questo non sapevano nulla, ignare, e nulla ho raccontato, ho bevuto una birra – me l’hanno offerta, per altro – e mangiato patatine fritte. Ho riso. Ho preso un bacio e un abbraccio. E per una sera mi è sembrato più sfumato il problema.

(…e anche la soluzione, che io so, che io conosco, che io ho valutato. Da sola.)




Caterina

[autoscatto dell’autrice con bavaglio per evitare di lamentarsi, stazione Termini, Roma, ottobre 2021]