Elogio della lagnanza
Mi è capitato di avere un problema.
Non eccessivamente serio, non una tragedia, ma – insomma – uno di quegli eventi che avrei preferito non vivere.
Avrei voluto lamentarmene.
Nessuno escluso – l’amico, il parente, gli sconosciuti o i congiunti di vario genere – ecco, chiunque ha sentito la necessità di darmi consigli, pareri e valutazioni su ciò che ho fatto/detto o avrei dovuto fare/dire.
Ma io avrei solo voluto lamentarmene.
Avrei voluto delle orecchie che ascoltassero le mie lagne.
Al massimo, due braccia che mi avvolgessero.
E invece Caterina, perché non hai fatto/detto questo – perché non fai/dici quest’altro da chi ha meno elementi di me, meno conoscenza dei fatti e delle persone coinvolte, meno esperienza e, soprattutto, meno competenza sull’argomento.
E io che avrei voluto solo lamentarmene.
Avrei voluto scrivere pagine e pagine di cahiers de doléances, avrei voluto inviare anonime segnalazioni di whistleblowing a destra e manca, avrei voluto una spalla su cui appoggiare la mia guancia e sospirare sul collo del/la generos* malcapitat*.
Caterina, ti offro una brillante soluzione alla quale tu senz’altro non avrai pensato ma non comprensione, non empatia, non solidarietà, perché mostrarti la mia intelligenza conta più dei sentimenti.
…
Io sono uscita con un paio di amiche che di tutto questo non sapevano nulla, ignare, e nulla ho raccontato, ho bevuto una birra – me l’hanno offerta, per altro – e mangiato patatine fritte. Ho riso. Ho preso un bacio e un abbraccio. E per una sera mi è sembrato più sfumato il problema.
(…e anche la soluzione, che io so, che io conosco, che io ho valutato. Da sola.)
Caterina
[autoscatto dell’autrice con bavaglio per evitare di lamentarsi, stazione Termini, Roma, ottobre 2021]
Basterebbe qualcuno che sapesse soltanto ascoltare, senza giudicare, senza dare soluzioni. Perché la persona compiuta sa guardarsi dentro e intorno, e la soluzione la trova da sé❤️
Ecco, hai scritto la parola magica: ascolto.
Il primo pilastro della comunicazione, a mio avviso. Siamo diventati cascate di parole dette e scritte, ma non ci fermiamo più ad accogliere quelle degli altri…
Grazie di cuore per la riflessione!