
Le radici della felicità
E’ Natale.
Ricevo una bella email d’auguri da un ex collega. A 43 anni ha fatto la valigia e mollato l’Italia e un tempo indeterminato da 20 anni. In due anni ha già cambiato due Paese europei, continua a scrivermi, forse per tenersi una porta aperta qui, ma mostra entusiasmo e una sete di vita come non gli ho mai visto addosso.
Non entro nelle polemiche di Poletti, non parlo di Giulio, Valeria e ora Fabrizia.
Ma non so perché a me sentirlo così felice, e pensare che non a 20 anni, ma a 43 – che no, non è proprio la stessa cosa! – abbia fatto questa scelta, beh, mi ha riempito il cuore del suo stesso entusiasmo, di una voglia “di fare cose”, di imparare ancora.
E m’è venuto spontaneo esprimergli la mia stima.
Ha scelto il suo modo di essere felice. Altrove.
Per quanto mi riguarda, la felicità non subisce radici.
Al massimo se le crea.
Caterina